Arriva dall'ateneo italiano e dall'università del Massachusetts la ricerca. Il polietilene, considerato un materiale utile quasi esclusivamente per imballaggi e sacchetti in plastica, è sempre stato scartato dal settore tessile in quanto, per le sue caratteristiche, non assorbe e non lascia evaporare l'acqua. Ora però, con il metodo studiato dal team di ricerca internazionale, è stato trovato il modo di rendere traspirante il materiale.

Lo studio pubblicato su Nature Sustainability, dal titolo "Sustainable polyethylene fabrics with engineered moisture transport for passive cooling", che vede Matteo Alberghini del Politecnico di Torino e Svetlana Boriskina del MIT come coordinatori, è arrivato a dimostrare che è possibile produrre fibre e filati in polietilene in grado di eliminare l'umidità. Nel loro lavoro sono riusciti a ottenere dei tessuti con caratteristiche traspiranti anche migliori dei normali tessuti in cotone, nylon o poliestere. Secondo i calcoli da loro effettuati, questi tessuti in polietilene hanno anche un impatto ambientale minore rispetto agli altri tessuti. Questo studio, inoltre, potrebbe portare a incentivare il riciclo di imballaggi e altri manufatti in polietilene in tessuti indossabili, visto anche il vantaggio economico.

Come spiega Svetlana Boriskina "Una molecola di polietilene ha una spina dorsale in carbonio, con ciascun atomo di carbonio attaccato a un atomo di idrogeno. Questa struttura semplice e ripetuta forma un'architettura che resiste all'adesione dell'acqua". Il team, per ovviare a questo problema, ha sviluppato un processo che, tramite estrusione del polietilene polverizzato, ha portato a un'ossidazione parziale del materiale, facendolo diventare leggermente idrofilo. Con l'ausilio di un secondo estrusore i risultati sono stati sorprendenti: il materiale è rimasto impermeabile ma gli spazi che si sono venuti a creare tra le fibre di polietilene hanno reso il tessuto traspirante. Per concludere il team si è poi concentrato sulla progettazione delle fibre attraverso modellazione computazionale, al fine di migliorarne le prestazioni, scoprendo che, con la giusta disposizione delle fibre, il materiale favorisce la traspirazione in maniera migliore.

Uno dei problemi che hanno dovuto affrontare i ricercatori riguarda il colore: il polietilene, infatti, difficilmente si va a legare con altre molecole. La risposta è stata trovata, nuovamente, nell'estrusione. Invece di utilizzare i classici metodi di tinta una volta ottenuto il filato, i ricercatori hanno aggiunto il pigmento alla polvere di PE prima dell'estrusione, con la realizzazione di una colorazione a secco.

Il materiale ottenuto ha tutte le caratteristiche per essere sostenibile ed ecologico. La colorazione a secco permette di evitare l'enorme consumo di acqua richiesta dagli altri tipi di tessuto, oltre all'utilizzo dei coloranti chimici inquinanti. Inoltre il materiale può provenire dal riciclo ed essere a sua volta riciclato più volte in maniera semplice. Da considerare anche che, per le sue caratteristiche, richiede meno energia per essere lavato e asciugato.

Al momento lo studio si concentra sulle possibili applicazioni in ambito tecnico sportivo e militare e per la realizzazione di tute aerospaziali.

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